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Risotto di Viviana Varese (e ricerca di un’idea)

Uno dei momenti più belli della mia vita è stato il primo giorno di congedo maternità. Ero per la prima volta padrona del mio tempo, senza sensi di colpa al pensiero della mia scrivania vuota e senza ansie, con milioni di cose da fare, tra cui finalmente qualcosa anche per me. E da così tanto non mi capitava di poter disporre della mia giornata, che sembrava un giorno di vacanza, sole perenne: passeggiare per andare a fare le analisi del sangue, vedere un’amica e fare colazione per due ore, andare a visitare nidi, acquistare reggiseno XXL e pomodori sardi al mercato. Tutto: ‘con calma’. Anche i mesi successivi,  con bambina al seguito, non sono stati affatto male: magari eravamo padrone del mio tempo insieme, magari non ho più avuto tutta quella calma, ma la libertà di prendere e andare non ce la poteva togliere nessuno e non ci siamo mai annoiate, nemmeno per un secondo. Quel primo giorno  a casa però mi è rimasto impresso e lo ricordo con incredibile nostalgia.  Non si tratta di …

Panini alle noci e cabina del telefono

Il primo giorno di lavoro, al rientro dalla maternità, mi hanno convocata nell’ufficio ‘informatica’. Vengo accolta da larghi sorrisi e sguardi compiaciuti e mi comunicano che sono fra gli eletti che hanno diritto al ‘nuovo’ telefono aziendale. Guardo il mio Nokia 1670 (perchè in quell’anno fu probabilmente prodotto) e sono sollevata all’idea di non doverlo più nascondere a causa dello scotch che lo tiene insieme a stento e dello schermo frantumato. Uno dei ragazzi sfodera una sorta di Ipad nuovo fiammante dalla scatola e mi dice fiero: ”Ecco, il tuo nuovo telefono”. Lo prendo con due mani, una non basta, e lo guardo. Bello, eh! Un tantinino ingombrante, forse. ”Eh, diciamo pure che serve la borsa del PC per portarselo dietro, però le prestazioni sono davvero ottime, se trovi il tasto per accenderlo”. Molto bene. Aggiunge poi: ”La fodera è a nostro carico e ti consiglio di comprarla, perchè è così grande, che è facile che lo schermo si rompa”. Una domanda mi sorge spontanea: ”Scusa, nostro nel senso che siamo un’unica grande famiglia quindi …

Nido (e Giardino fiorito di V. Varese)

La scelta del nido è stata lunga e complessa, per fortuna mi ero portata avanti, cominciando le ricerche online che ancora non ero incinta. Del resto lavorando così lontana da casa, avevo bisogno di un posto che rispondesse ad esigenze piuttosto complesse e che di certo non chiudesse alle 16.30 (e mi piacerebbe capire che cavolo se ne fanno le persone dei nidi che chiudono a quell’ora, non lo sanno che per tenersi un posto di lavoro oggi si esce dall’ufficio a mezzanotte?!). Alla fine, ormai vicina al parto, capito quasi per caso in questa ludoteca vicino casa, dove mi mostrano per prima cosa ‘il bosco’, un grande salone pieno di enormi ed allegri alberi artificiali, una gigantesca piscina di palline alla quale manca giusto il trampolino da 3 metri, e poi le classi, pulitissime ed impeccabili, ma ricolme di giocattoli e tappetoni colorati. Chiedo di visitare i bagni, dove minuscoli wc rosa e azzurri risplendono uno di fianco all’altro e sui fasciatoi in legno naturale stanno impilati pannolini in puro cotone, creme idratanti e …

Vellutata di zucca (e zucca)

Oggi è una di quelle tipiche giornate così, così. La sveglia di Fra mi ha buttata giù dal letto alle 7.30 (lui è in Calabria da suoi per il week-end). Ovviamente non riuscivo a spegnerla, dopo averla sbattacchiata senza risultato sul comodino, sono ripiombata nel sonno. Mi sono svegliata un’ora dopo con una pila stilo in mano… A parte i soliti lavori domestici e la produzione settimanale di pane, mi aspettava qualcuno in cucina, che da giorni necessitava delle mie attenzioni: una gigantesca zucca, ricevuta in regalo dal Signor Pino durante le riprese di alcuni spot pubblicitari registrati una decina di giorni fa. Spot che si ambientavano in una meravigliosa villa ottocentesca circondata da serre ed orti. Ma chi mi conosce sa bene che io non amo la natura in modo spassionato, affatto. Dopo un’ora vagavo dietro ai cameraman con il mio vestitino a fiori troppo leggero, gli stivali di camoscio beige macchiati di terra, cercando nervosamente un punto dove il cellulare aziendale prendesse e nel contempo indecisa se sedermi su un grande sasso oppure …

Penne al pesto di caprino e pomodori secchi con scorza di limone (e dai vigili)

  Dai vigili, non perchè finalmente hanno deciso di ritirarmi la patente, no, no. Dai vigili per lavoro. Si da il caso che dovessi organizzare un importante open-day aziendale, per raccontare a giornalisti, blogger e stampa di settore, quante più cose possibili sull’azienda, in un contesto allegro e ben organizzato, con tanto di chef, catering, vetrine, poster e totem con gigantografie del logo e dei valori aziendali…. e vasche frigorifere ricolme di prodotti. Tutta questa roba, una volta approvata  dai capi, stampata, ri-approvata, migliorata, peggiorata e ristampata  (e una serie di altre cose), doveva essere consegnata nella location prescelta, in centro a Milano, e sistemata a dovere il giorno prima dell’evento. Il suddetto giorno, tutta questa roba si trovava su un camion refrigerato di 16 metri a Bergamo. Bene, aspetto il camion nella location e nel frattempo comincio a disporre insieme all’agenzia di PR il resto delle cose. Ricevo però una telefonata, dove mi dicono che il camion non può entrare in città e tanto meno sostare in Corso Magenta in pieno giorno perchè nessuno …